I Parmureli 
 la storia

 

 

 

             

IMMAGINI DELLA GIORNATA

BORDIGHERA - LA CITTA' DELLE PALME - alcuni palmeti

 
     A Bordighera le palme sono una presenza ancora diffusa nei  viali, nei giardini pubblici o privati  e conferiscono alla nostra città un aspetto esotico di particolare bellezza, per l’armoniosa eleganza della loro verde chioma regale, che lascia generosamente filtrare la luce del sole. Una suggestiva tradizione attribuisce all'Anacoreta Ampelio l'importazione del seme della palma dalla lontana Tebaide d’Egitto, appunto a Bordighera, dove il Santo visse vicino al mare come fabbro e pescatore nella prima metà del V secolo d.c., diventando il nostro Santo Patrono. Ma forse la vera origine della palma a Bordighera potrebbe risalire allo abbandono casuale dei noccioli di datteri da parte di marinai fenici, o più probabilmente di pirati saraceni, nel lontano Medioevo.
     Qui è diffusa la bella “Phoenix dactylifera”, la palma africana per eccellenza, che esiste da secoli nello spontaneo palmeto del Vallone del Sasso, a 43° di latitudine Nord. La tradizionale coltivazione della palma ha costituito per secoli una delle risorse economiche dell' antica Bordighera. Le sue grandi robuste foglie venivano legate con abilità per renderle chiare, poi erano tagliate e infine lavorate per il rito cattolico della Domenica delle Palme.
     I rami verdi venivano invece usati per la festa dei Tabernacoli degli Ebrei. Si pensi che in passato, dai primi del ‘700 fino al primo ‘800, esisteva un apposito Magistrato, incaricato dalla vendita all’incanto delle palme. I rami chiari, lavorati con artistici intrecci e figure dalla gente del paese, sono i noti “Parmureli”, usati per la solenne benedizione della Domenica delle Palme. Fino a tempi recenti Bordighera ha mantenuto il privilegio secolare di fornire ogni anno al Vaticano i rami “bianchi” di palma per la celebrazione del rito della Settimana Santa. Vi provvedeva la ditta Allavena dell’Arziglia, con la collaborazione del compianto Ampeglio Palmero ( provetto legatore di palme), succeduto al mitico Silvio Gramagna e proseguito fino a oggi da Luciano Traverso).
     L’usanza risaliva al celebre episodio dell’innalzamento dell’obelisco egiziano in Piazza San Pietro, per volontà di Papa Sisto V°, nel 1586. Secondo la tradizione locale, il capitano marittimo Bresca, violando la consegna del silenzio e rischiando quindi la pena di morte, intervenne gridando un prezioso consiglio: “Aiga ae corde!” (cioè acqua alle corde), scongiurando così la rottura delle funi che dovevano sollevare il gigantesco obelisco.
     Negli ultimi decenni dell’ottocento, il botanico tedesco ma bordigotto di adozione, Lodovico Winter, promosse e incrementò la coltivazione, nei suoi vivai, delle palme; non più solo delle dattilifere, ma anche di altre varietà come la “Phoenix canariensis”( anch’essa usata per i “Parmureli”, come la più antica dactylifera), la “Washingtonia” e altre. Da Bordighera furono così esportate innumerevoli palme nelle serre botaniche d’Europa, nel resto della Riviera e in Costa Azzurra, dove ornano tuttora giardini e viali come la Croisette di Cannes, la Promenade des anglais di Nizza, i giardini del Principato di Monaco. Purtroppo alcune cause hanno impoverito negli anni questo patrimonio botanico tipico della nostra città , chiamata appunto “Città delle Palme”: la  esportazione delle palme dattilifere adulte (a partire dagli ultimi anni dell’ottocento), l’ introduzione delle nuove coltivazioni floricole nel ‘900 a scapito delle piantagioni di palme, l’espansione edilizia nel secondo dopoguerra, le malattie (punteruolo rosso in primis), la trascuratezza e l’abbandono delle campagne.
     Per salvaguardare una secolare caratteristica ambientale e la tradizione dei “Parmureli”, bisogna provvedere senza indugio a salvare le palme di Bordighera, specialmente le dattilifere che si trovano in caratteristici gruppi sparsi piacevolmente in strade e giardini, o in più consistenti palmeti. Ricordiamo le palme vicino al mare cantate dal poeta tedesco Scheffel al Giunchetu, quelle dell’ex Giardino Winter, presso la casa del Mattone, a Villa Donegani, alla  Madonna della Ruota. Altre affacciate sul porticciolo, presso il Marabutto, sulla via Romana, nel giardino del Palazzo del Parco. Ma soprattutto salviamo i residui secolari palmeti collinari che costeggiano il Torrente Sasso, lungo il Beodo e l’ancora splendido, sebbene ridimensionato, Giardino Winter del Vallone, monumento  nazionale, da conservare e valorizzare come “gioiello di famiglia” della nostra città.
a cura di
Ampeglio Verrando

 

 
 
 

FILMATI DELL'OPERA DEI NOSTRI ARTIGIANI

       

IMMAGINI STORICHE

da "Edmondo De Amicis" "Parmurà" lega i rami rami di palma legati raccolta dei rami raccolta dei rami
   
raccolta dei rami   raccolta dei rami    Domenica delle Palme       in tu paise

Marchio doc ai parmureli per Papa Benedetto XVI                    

I "PARMURELI" diventeranno doc.

Non solo: l'arte di intrecciare le foglie di palma sarà insegnata attraverso un corso di formazione, affinché questa tradizione antichissima venga mantenuta e possa offrire nuovi sbocchi occupazionali. Sono le principali novità emerse ieri mattina nel corso della conferenza stampa sulla presenza delle composizioni in Vaticano, in occasione della Domenica delle Palme. Un'altra novità è che i parmureli, domenica, saranno ancor più protagonisti rispetto agli anni passati: oltre ad essere benedetti prima della celebrazione della Santa Messa dellà Domenica delle Palme, saranno donati alle oltre duemila persone presenti sul sagrato di San Pietro, oltre che - come tradizione - ai Cardinali e ai Vescovi, in tutto un centinaio. Le dimensioni delle composizioni, logicamente, saranno differenti (quelle per vescovi e cardinali misureranno un metro) e ancora più grande sarà quella destinata al Santo Padre, che supererà i due metri e mezzo. I parmureli verranno donati al Papa e al Vaticano grazie all'impegno del Centrò Studi e Ricerche per le Palme e alla Cooperativa Sociale Il Cammino, con il patrocinio e l'ufficialità della Fondazione per i Beni e le Attività Artistiche della Chiesa e alla compartecipazione dei Comuni di Bordighera e Sanremo, ieri rappresentanti rispettivamente dal Sindaco Giovanni Bosio e dall'assessore all'agricoltura Giovanni Allavena, e dal Presidente del consiglio comunale Bruno Marra e dal consigliere delegato alla floricoltura Alberto Biancheri.

La presenza dei parmureli della Riviera in Vaticano è recente. Fino a qualche anno fa il Comune di Bordighera inviava a Roma solo le foglie di palma, custodite nella juta. Il compito di intrecciarle era svolto dalle suore amaldolesi. «Le suore - spiega Giovanni Allavena, assessore di Bordighera, la cui famiglia si dedica da sempre all'arte di intrecciare le foglie di palma - hanno terminato questa attività da tempo, e c'era il rischio di dover interrompere questa tradizione. Per questo motivo, invece che l'invio delle foglie di palma, da Bordighera si è cominciato a mandare le composizioni  già pronte». E' stato un successo, e oggi i parmureli sono appunto tra i protagonisti della Domenica delle Palme.
 

La Storica foto di Giovanni Paolo Il con in mano i parmureli della Riviera

Domenica prossima le palme intrecciate

 sul sagrato di San Pietro

«Uno dei momenti più indimenticabili - prosegue il sindaco di Bordighera Giovanni Bosio - rimane la figura del Papa Giovanni Paolo II, nel 2004,  una delle sue ultime apparizioni, con in mano un parmurelo. E ancora in mano all'attuale Santo Padre, pochi giorni prima della sua nomina a successore di Karol Wojtyla».

La crescita dell'impegno per assicurare la presenza in Vaticano delle foglie di palma intrecciate, quindi, ha spinto a pensare al marchio doc. Un aspetto che è stato illustrato da Claudio Littardi, responsabile del settore Beni ambientali del Comune di Sanremo e presidente del Centro studi e ricerche sulle palme. «Le palme sono un patrimonio e un simbolo del nostro territorio. A loro è legata anche l'immagine turistica della Riviera. Per questo motivo, si è pensato .di certificare i parmureli, in modo che vengano tutelati e siano, immediatamente riconoscibili come provenienti dalla nostra zona. Allo stesso tempo, si vuole creare una scuola di formazione, dove venga insegnato, oltre a come preparare le composizioni, anche il metodo di potatura delle palme e tutto quello che riguarda questa pianta. Il marchio doc dovrà certificare sia il parmurelo che la palma dalla quale è ricavata la foglia». Che, va sottolineato, appartiene alla palma dattilifera e non alla canariensis. La certificazione servirà anche a impedire eventuali "imitazioni".

 Le palme della Riviera dei Fiori divennero protagoniste della Domenica delle Palme grazie allo slancio sincero del Capitano Giovanni Bresca, presente in Vaticano il giorno in cui vi venne eretto l’obelisco più famoso di Roma Antica, e che consentì di evitare una strage di fedeli, accorsi per l’occasione. I fatti si riferiscono al 1586, anno in cui, per volere di Papa Sisto V, l'architetto Domenico Fontana collocò in Piazza San Pietro il gigantesco obelisco egizio trasportato a Roma da Caligola nel 39 d.C. Operazione ardita: l'obelisco, che ancor oggi fa bella mostra di sé nel centro della suggestiva piazza, è alto 26 metri e pesa 350 tonnellate. Per l’operazione vennero impiegati, pare, novecento operai, centoquaranta cavalli e quarantaquattro argani. Il 10 settembre, al momento di issare definitivamente l’obelisco, così come da espressa disposizione del Santo Padre, chiunque avesse osato proferir verbo durante la delicata e rischiosa operazione sarebbe stato condannato alla pena di morte. A un certo punto, però, l’obelisco vacillò pericolosamente – le funi con cui si stava sollevando l’enorme scultura monolitica erano prossime al punto di rottura – e Giovanni Bresca, incurante della pena di morte certa che l’avrebbe colpito gridò: 'Aiga ae corde!' (Acqua alle corde). L’imperioso consiglio del marinaio ligure venne subito accolto dagli ingegneri del Vaticano, e si evitò così il surriscaldamento delle gomene che sostenevano l’obelisco, consentendo di portare a buon fine l’impresa. Il Papa non punì l’audace capitano Bresca, anzi volle compensarlo accordando a lui e alla sua discendenza il privilegio di poter inviare a Roma i “parmureli” necessari per le feste pasquali in San Pietro. Da allora, da oltre quattro secoli, le città di Sanremo e Bordighera hanno legato il loro nome alla tradizionale cerimonia della benedizione delle palme, per la domenica che precede la Santa Pasqua. L’importanza e la considerazione che il Vaticano riservava a questo privilegio assunse anche connotati curiosi. Quando le fronde di palma giungevano a Roma via mare, l’imbarcazione che le trasportava, giunta alla foce del Tevere, innalzava un “parmorelo” sul suo albero maestro. Questa “bandiera” dava alla barca ligure il diritto di precedenza su tutte le altre imbarcazioni, consentendo alle foglie di palma rivierasche di raggiungere il più celermente possibile il Vaticano.   

dal "Secolo XIX -

PAOLO ISAIA